UNICO – tra normalità e follia
Quando nel 1972 l’ho incontrato, Antonio si era appena costruito una baracca dove rifugiarsi.
Nella ricerca di incontri “veri” nelle periferie di Milano il mio cuore era pieno di amarezza per il disagio che vedevo. La città era una macchina, ma Antonio non voleva esserne schiacciato: “Sono un ribellatore e voglio libertà e giustizia per tutti”. Essere ribelle per lui voleva dire scegliere la propria vita e ribadire la propria diversità.
Ho fotografato le periferie di Milano per anni e per tutto il tempo in cui Antonio ha vissuto nella baracca nessuno l’ha scacciato. Ho fatto in tempo a conoscere la sua compagna e loro figlio. La sua avventura naif è stata accettata e rispettata e non si è conclusa nell’internamento in un ospedale psichiatrico.