BEN VENGA MAGGIO E IL TEATRO DI STRADA!
Una città completamente sconvolta dalla gioia di vivere e che alla ragione facesse subentrare l’immaginazione era una mia inconfessabile fantasia che in parte ho visto realizzata nelle feste convocate alla fine degli anni Settanta il CRT, Centro di Ricerca per il Teatro, dove la comicità e la clownerie erano gli aspetti più importanti: artisti rompicollo e pasticcioni uscivano dal tendone del circo per dare spettacolo nelle strade del quartiere Chiesa Rossa, alla periferia di Milano.
Non si trattava semplicemente di ignorare la tradizione del teatro con il suo palcoscenico, ma di confondere le scene con la vita reale e la risposta degli spettatori era completa e liberatoria. In fondo, non siamo tutti noi attori di tragedie, commedie e melodrammi anche nel nostro quotidiano?
Si era spettatori di un nuovo teatro capovolto, pieno di stranezze, nel mezzo di prati e cascine abbandonate, dove la monotonia delle cose veniva radicalmente mutata; gli attori di quello spettacolo libero e sperimentale provenivano da tutta Italia ed Europa, e, senza essere agitatori di popolo ma facendo ridere, stimolavano quel senso critico ancora presente nelle persone che sostituiva l’immaginazione alla logica, l’improvvisazione alla regia, il gesto alle parole.