2018 PALCOSCENICO CINA
Il mio viaggio in Cina non è stato come esplorare l’altra faccia sconosciuta del pianeta. Un vento fresco di saggezza e spiritualità non viene più dall’Oriente: la Cina è invasa da prodotti della globalizzazione, da Gucci a Apple, e vive appieno la cultura del capitalismo ultra-liberista, che ha portato i cinesi ad ammassarsi nelle catene montuose di cemento armato urbano. Nell’indagare la quotidianità della gente ciò che mi ha sorpreso di più è che in tutte le città siano completamente scomparsi gli abiti-divisa grigi e blu di Mao Tze Tung. Solo qualche povero mendicante e pochi contadini nelle campagne li indossano ancora. La concezione marxista -leninista è stata completamente rinnegata e dimenticata. I giovani cinesi sembrano non credere più in niente e pensano solo a far soldi. Il regime si perpetua continuamente e, per nascondere il suo passato oscuro, soffocante e sanguinoso, ne proibisce il ricordo. La Cina che oggi ho incontrato vive incommensurabilmente meglio di ieri, dimenticando però gli eventi di piazza Tienanmen.
I contadini vengono spostati e allontanati dai loro villaggi secondo piani urbanistici speculativi, costruiti sulle tangenti e la corruzione burocratica. Pare che il nuovo motto sia “arricchirsi è glorioso”.
Il futuro è il più vasto dei soggetti che non si possono fotografare, ma penso che, di questo passo, non si sposerà mai con il progresso. Divenire e scomparire è il nostro destino: Mao non tornerà più su questo palcoscenico, come pure cinquemila anni di meravigliosa storia cinese.